domenica 22 giugno 2014

La natura delle cose

De rerum natura
Tito Lucrezio Caro

Introduzione di Gian Biagio Conte
Testo latino a fronte


Scritto nel I sec. a.C., il poema di Lucrezio "La Natura", vanta una qualità singolarmente moderna: è un 'opera di poesia ispirata alla scienza e, più ancora, a una mistica della scienza: giacché la dottrina di Epicuro, che ne costituisce la sostanza tematica, è sentita come l'unico veicolo umano di salvezza: come una verità capace di aprire dimensioni nuove alla realizzazione dell'individuo. Insegna Epicuro che nell'universo tutto è materia: atomi che perennemente si aggregano e si disgiungono nel vuoto infinito. Che non esiste, a guidare i destini dell'uomo, alcun disegno soprannaturale. Che la vita terrena può essere felice, purché si dissipi l'ignoranza in cui si annidano le vane paure - della morte, dell'al di là - e le inutili brame - del guadagno e del potere. Per Lucrezio, che visse, oscuro, i tempestosi decenni di Silla, di Catilina, di Spartaco, la dottrina del maestro dovette rappresentare non solo un'alternativa ideologica a un mondo fondato sulla violenza e l'oppressione, ma l'approdo a una serenità individuale sognata e, forse, nella sua, a noi ignota, condizione di uomo, mai raggiunta. Egli non si limita a divulgarne i precetti: li traduce in termini fantastici e visionari, ne comunica l'emozione, la speranza, il pathos, guidandoci a contemplare la vicenda, misteriosa ed esaltante, dell'esistenza cosmica e umana, del perpetuo divenire delle cose.

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